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China

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Submitted By jhutty
Words 5756
Pages 24
1. Sintesi
Il progetto “Analisi ed elaborazione dati sull’immigrazione cinese” è stato finanziato e coordinato dal Ministero dell’Interno, Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione e realizzato con la collaborazione dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) nel periodo Aprile-Novembre 2008. Esso rappresenta un’azione di ricerca specificamente riferita al contesto italiano e complementare rispetto al più ampio progetto “Capacity Building per la Gestione della Migrazione in Cina”, promosso dall’OIM in partenariato con l’ILO e cofinanziato dalla Commissione Europea (Programma AENEAS 2005), dal Ministero dell’Interno Italiano e da altri Paesi europei. La componente italiana di analisi del fenomeno migratorio cinese si basa sul protocollo d’intesa promosso dal Ministero dell’Interno e sottoscritto a Roma il 31 ottobre 2007 da amministrazioni e referenti nazionali quali l’ISTAT, l’INPS, alcuni Ministeri, la Banca d’Italia, la CNA e dall’OIM. Il protocollo d’intesa risponde all’esigenza di sistematizzare ed elaborare le informazioni disponibili presso diversi enti pubblici e privati che, a vario titolo, dispongono di dati relativi alle comunità immigrate in Italia. Il lavoro di analisi quantitativa e qualitativa è stato articolato nelle seguenti fasi: 1. Acquisizione di dati di provenienza ISTAT, Ministero dell’Interno, Ministero della Pubblica Istruzione, INPS, CNA e Banca d’Italia, in una banca dati statistico-territoriale. 2. Analisi statistico-territoriale dei dati utilizzando cartine, tabelle, liste, graduatorie e indicatori al fine di individuare le province nelle quali operare gli approfondimenti. 3. Produzione di fascicoli nazionali e provinciali nei quali sistematizzare le informazioni raccolte dalle diverse amministrazioni e referenti nazionali. 4. Predisposizione di un questionario da far compilare direttamente a immigrati cinesi nelle province individuate dall’analisi territoriale. 5. Organizzazione di incontri, presso le Prefetture, con i Consigli Territoriali per l’Immigrazione delle province individuate. Le informazioni raccolte vengono restituite organizzate nei seguenti capitoli: • Il territorio, dove viene fornita una sintesi delle principali caratteristiche della presenza cinese in Italia, viene descritta l’analisi territoriale che ha portato alla selezione di alcune province in cui effettuare gli approfondimenti e vengono

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• • • •

riportate informazioni raccolte presso i Consigli Territoriali per l’Immigrazione. Referenti territoriali ed esperti a confronto, dove gli elementi fattuali e le opinioni soggettive raccolte sul territorio e a volte basate su luoghi comuni sui cinesi in Italia, trovano alcune puntuali risposte nella letteratura attuale. La prima generazione, dove si analizzano informazioni raccolte direttamente da un campione di cittadini cinesi. Il capitolo analizza 1.615 questionari per la prima generazione. La seconda generazione, dove si analizzano le risposte ai questionari per la seconda generazione. Conclusioni, dove vengono riassunte le criticità e le proposte più importanti emerse nel corso di questo lavoro di ricerca.

- Provenienza
La migrazione cinese in Italia è iniziata nel 1918 quando arrivò a Milano il primo gruppo di cinesi dello Zhejiang, provenienti dalla Francia dove avevano lavorato, durante la prima guerra mondiale, nelle fabbriche a corto di personale. A mano a mano che questi primi immigrati facevano fortuna iniziarono a chiamare i loro familiari dalla Cina innescando il tipico effetto a catena. L’effetto a catena della migrazione portò ad intensificare il flusso di arrivi dallo Zhejiang, sia per ricostituire i nuclei familiari che per esigenze economiche. I cinesi provenienti dallo Zhejiang sono stati dunque i primi ad arrivare in Italia all’inizio del secolo scorso e ad attivare le catene migratorie a carattere familiare. Per questo motivo sono il gruppo che si è affermato meglio e in modo più vistoso, dando l’impronta alla migrazione cinese in Italia. La forte coesione esistente tra i vari componenti del gruppo ha portato alla costituzione di una comunità che accoglie i nuovi arrivati e che facilita il loro inserimento sociale e lavorativo. Da qualche anno è iniziato un controesodo; molti cinesi hanno iniziato a tornare in Cina attratti dallo sviluppo vertiginoso del loro paese, che offre adesso nuove opportunità economiche e di lavoro, o semplicemente dopo aver fatto fortuna in Italia. Questo contro esodo sta contribuendo all’aumento vertiginoso delle rimesse verso la Cina. Il secondo flusso migratorio è quello proveniente dal Fujian iniziato alla fine degli anni ‘80. Il Fujian è la provincia che si trova appena al di sotto dello Zhejiang. I cinesi del Fujian sono stati chiamati in Italia dai loro connazionali dello Zhejiang e anche in questa circostanza si può parlare di migrazione a catena. In Italia hanno attinto alle catene migratorie attivate dai cinesi dello Zhejiang; hanno fatto proprio il modello lavorativo di questo gruppo, ma sono tuttora lontani dall’aver raggiunto

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in maniera diffusa la posizione economica e sociale dei loro connazionali dello Zhejiang.

Tab. 1 – Province cinesi – La n. 27 è lo Zhejiang, la 2 è il Fujian fonte: www.zhongguolu.com

Il terzo flusso migratorio è stato innescato dalla chiusura delle grandi industrie e miniere di Stato, che ha lasciato senza lavoro quattordici milioni di persone nel nord della Cina. Si tratta prevalentemente di operai non più giovanissimi, tra i trenta ed i cinquant’anni, che arrivano qui soli, spinti dalla disperazione e che spesso giungono in Italia utilizzando l’accordo ADS 1 (Approved Destination Status). L’accordo prevede che le agenzie di viaggio segnalino alle autorità cinesi
L’accordo turistico ADS (Approved Destination Status), in vigore tra i Paesi dell’Unione Europea e la Cina dal primo settembre 2004, agevola il turismo cinese in quanto facilita la concessione del visto grazie ad un meccanismo di controllo che mira ad evitare fenomeni di migrazione permanente.
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il mancato ritorno in patria dei turisti. Le agenzie turistiche si preoccupano che i passaporti tornino in Cina per essere “regolarmente” timbrati. Con questo sistema, per le autorità di Pechino tutti i turisti tornano in patria, mentre le autorità italiane si trovano di fronte a fantasmi senza documenti e senza nome. Una volta oltrepassato il controllo passaporti, questi nuovi irregolari svaniscono in un universo parallelo invisibile. Sempre dal nord si osserva l’arrivo di un altro gruppo molto particolare, composto da giovani laureati in Cina, che vengono in Italia per proseguire gli studi post laurea. Si tratta di figli di notabili il cui progetto è quello di tornare in Cina al più presto, non appena terminati gli studi.

- Alcuni dati
La popolazione cinese è la quarta comunità straniera in Italia con un incidenza sulla popolazione straniera del 4,6%. Tra il 2003 e il 2007, i cittadini cinesi iscritti presso le anagrafi dei comuni italiani sono aumentati del 80% passando da 86.737 del 31 dicembre 2003, a 156.232 del 31 dicembre 2007.
90000 80000 70000 60000 50000 40000 30000 20000 10000 0 2003 2004 2005 Maschi Femmine 2006 2007

Tab. 2 – Incremento dei cittadini cinesi residenti in Italia – fonte ISTAT

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31 dicembre 2003 2004 2005 2006 2007

Maschi 45.688 59.628 68.076 76.575 82.248

Femmine 41.049 51.866 59.511 68.022 73.984

Totale 86.737 111.494 127.587 144.597 156.232

Variazione 100,00% 128,54% 147,10% 166,71% 180,12%

Tab. 3 – Incremento dei cittadini cinesi residenti in Italia – fonte ISTAT

A fronte di un aumento del 40% dei cittadini cinesi tra il 2004 e il 2007, le rimesse cinesi sono aumentate nello stesso periodo del 293%, passando dai 429 milioni di euro del 2004 ai 1.687 milioni del 2007. Anno 2004 2005 2006 2007 € 429.134.000 947.533.000 700.492.000 1.687.405.000

Tab. 4 – Rimesse verso la Cina effettuate utilizzando i Money Transfer fonte Banca d’Italia

Inizialmente, questo forte incremento era stato attribuito all’aumento delle importazioni dalla Cina, ma un’analisi più attenta ha mostrato che una parte consistente deve essere attribuita al controesodo di cinesi che stanno tornando in patria. Questa affermazione nasce dal fatto che è possibile isolare l’ammontare di rimesse dovuto alle importazioni, in quanto gli importatori sono per lo più concentrati a Roma. Nel 2007, la quota dovuta agli importatori corrispondeva al 40% del totale. Esclusa questa quota è possibile stimare le rimesse dovute ad altri motivi, in particolare quelle destinate alle famiglie di origine. Nel 2004 la media procapite ammontava a 152 euro al mese, nel 2005 a 199 euro, nel 2006 a 169 euro e nel 2007 supera i 600 euro al mese. Le testimonianze raccolte durante le visite territoriali confermano un aumento considerevole dei pacchetti viaggio pensati dalle agenzie per coloro che fanno ritorno in Cina. Inoltre, i dati dei questionari mostrano la bassa tendenza dei cinesi dello Zhejiang a rimandare soldi in Cina, in quanto tutta la famiglia si è trasferita in Italia. Da questi elementi emerge la fondata ipotesi che il forte aumento delle rimesse osservato nel 2007 possa segnare l’inizio del controesodo.

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1200000 1000000 800000 600000 400000 200000 0 2004 2005 Importatori 2006 Altro 2007

Tab. 5 – Suddivisione tra rimesse per importazione e per altro motivo - Elaborazione OIM

Il rapporto di genere, al 31 dicembre 2006, con 76.575 maschi e 68.022 femmine, era pari al 112%. Questa sostanziale uguaglianza tra maschi e femmine indica che la popolazione cinese in Italia tende a ricostituire l’intero nucleo familiare. L’analisi della piramide dell’età (tabella 6) evidenzia: Una maggiore densità di popolazione nell’età da lavoro che va dai 25 ai 45 anni, equamente distribuita tra maschi e femmine. Una forte presenza di bambini e bambine nel primo anno di età, che eguaglia le classi di età tra i 25 ed i 35 anni, a conferma del fatto che nella popolazione cinese sia presenta una forte propensione riproduttiva. Una forte diminuzione dei bambini dopo il secondo anno di età a conferma della tendenza dei genitori cinesi ad inviare i bambini in Cina, dai nonni, per poter continuare a lavorare. Il ritorno in Italia dei bambini dopo i primi 10 anni di età ed il progressivo aumento dei rientri nel periodo adolescenziale. Questo dato sembra confermare il fatto che le famiglie richiamano i figli dopo che questi hanno trascorso l’infanzia presso i nonni. La contrazione dopo l’età adolescenziale che potrebbe essere dovuta alla tendenza dei figli a lasciare le famiglie per intraprendere attività lavorative altrove o studi universitari. L’assenza di popolazione anziana.

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Cinesi iscritti alle anagrafi

Italiani residenti

Tab. 6 – Piramidi delle età cinesi / italiani – anno 2007 – stima su dati ISTAT

La presenza di cinesi oltre i 60 anni è pari allo 0,74%: un ultrasessantenne ogni 135 cinesi. Dato particolarmente significativo se confrontato con la popolazione italiana, dove si registra un ultrasessantenne ogni 4 residenti. E’ chiaro che il numero ridotto di anziani cinesi in Italia, l’età media di 30 anni, la propensione a tornare in patria verso i 50 anni, la scelta di ricorrere alla medicina tradizionale in Cina in caso di malattie gravi, portano ad uno scarso numero di decessi tra i cinesi in Italia. Comunque, quei pochi che muoiono, vengono regolarmente seppelliti o i familiari provvedono al trasferimento delle ceneri in patria. Il dato fornito dall’ISTAT, rispetto al rapporto maschi/femmine (attorno al 110%), nega un infamante luogo comune nei confronti della comunità cinese: la soppressione delle bambine alla nascita. Anno 2004 2005 2006 M 1.936 2.150 2.291 F 1.770 1.876 2.108 Totale 3.706 4.026 4.399 Incremento 100,0% 108,6% 118,7% % M/F 109,4 114,6 108,7

Tab . 7 - Rapporto maschi/femmine alla nascita nella comunità cinese – Fonte ISTAT

Se questa pratica fosse diffusa, si dovrebbe osservare un valore del rapporto maschi/femmine uguale o superiore a 118%.

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I dati del Ministero della Pubblica Istruzione mostrano che in tutti gli ordini di scuola si osserva una maggiore proporzione di maschi. In particolare, tra i cittadini cinesi iscritti alle scuole di primo grado, si osserva una proporzione media di 134 maschi ogni 100 femmine. Questo dato indica che circa il 30% delle bambine cinesi non accedono alle scuole di primo grado. Questo sbilanciamento a favore dei maschi aumenta man mano che si passa dalla scuola per l’infanzia alla primaria e alla scuola di primo grado e suggerisce che i genitori cinesi quando possono scegliere di non inviare un figlio dai nonni in Cina o di richiamare in Italia uno dei figli fanno ricadere la scelta sul figlio maschio. Il rapporto maschi/femmine a favore dei maschi durante il periodo delle scuole avvalora l’ipotesi che le bambine si trovino a dover affrontare una situazione di maggiore svantaggio rispetto ai loro coetanei maschi. Infanzia Primaria Primo grado Secondo grado Totale Totale 3.576 8.073 7.108 5.585 24.342 Maschi 1.887 4.427 4.072 2.888 13.274 Femmine 1.689 3.646 3.036 2.697 11.068 M/F 112% 121% 134% 107% 120%

Tab. 8 - Alunni cinesi iscritti nelle scuole italiane per grado e genere Fonte Ministero Pubblica Istruzione, anno scolastico 2006-2007

Dati “anomali” sono stati trovati nella percentuale di cinesi che hanno avuto almeno un rapporto lavorativo (INPS 2004) sui cinesi residenti (ISTAT) dove si passa dal 96% di Napoli al 46% di Rovigo. L’irregolarità contributiva si osserva in genere nel meridione (ad eccezione di Napoli), a Rovigo e nel Piemonte. I dati forniti dalla CNA, relativi al 2007, riportano 19.044 aziende cinesi su un totale di 141.143 aziende di cittadini stranieri con un’incidenza del 13,5%. Questa proporzione evidenzia la forte propensione all’imprenditorialità della comunità cinese in Italia. La tabella 9 mostra che quasi il 42% delle aziende si colloca nel campo del tessile/abbigliamento/calzature, il 46% nel commercio ed il 5% nella ristorazione. Per le aziende tessili, dell’abbigliamento e delle calzature si osserva una elevata concentrazione nel nordest del paese, a Prato e Firenze, lungo la costa adriatica (Marche e Teramo) e nella provincia di Avellino; per il commercio l’incidenza è maggiore nel meridione e in tutte quelle province di nuova presenza cinese. Questo dato avvalora l’informazione, ricevuta durante gli incontri con i Consigli Territoriali per l’Immigrazione, secondo cui la comunità cinese sta aprendo

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almeno un negozio in ogni comune italiano, caratterizzandosi in questo modo come una presenza capillare. % Tessile, abbigliamento, calzature % Commercio

7.987 aziende

8.760 aziende

Tab. 9 – Aziende cinesi 19.044, aziende stranieri 141.143 - Fonte CNA - Anno 2007

La distribuzione nord/centro/sud dei cittadini cinesi, nel periodo 2003-2006, è rimasta costante con il 60% nel nord Italia, il 28% nel centro e il restante 12% nel sud. Allo stesso modo anche la distribuzione tra comuni di grandi, medie e piccole dimensioni è rimasta costante, con il 43% nei grandi comuni, il 36% nei comuni di medie dimensioni e poco più del 20% nei piccoli comuni. I dati forniti dal Ministero dell’Interno mostrano che per il 50% le richieste di ricongiungimento familiare riguardano i figli (quasi la metà riguarda gli adolescenti che hanno raggiunto l’età dei 14 anni). Questo dato conferma l’indicazione secondo la quale i figli vengono rimandati in Cina e successivamente richiamati dai genitori appena hanno acquisito una certa autonomia. Inoltre, il 56% delle domande di ricongiungimento riguardano femmine: questo dato suggerisce che nel processo migratorio giunge in Italia prima l’uomo e poi successivamente viene seguito dalla donna.

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- Scelta di alcune province
Volendo individuare alcune province campione su cui focalizzare un’analisi più approfondita, sono stati utilizzati tre criteri: 1. comuni con la maggior presenza di cittadini cinesi residenti; 2. province con il maggior incremento dei cittadini cinesi residenti; 3. province con la maggiore proporzione di cinesi residenti su stranieri residenti. Criterio 1 Criterio 2 Criterio 3 (comuni) (province) (province) Milano Prato Roma Firenze Torino Ascoli Teramo Forlì Macerata Rovigo Cagliari Cuneo Avellino Matera
Tab. 10 – Incrocio dei criteri 1, 2 e 3 – Elaborazione OIM

Criterio 3 (comuni) Tab. 11

La rappresentazione cartografica, su base comunale, del criterio 3 (tabella 11), relativa alla maggiore proporzione di cinesi residenti su stranieri residenti, consente di individuare come ulteriori aree di interesse: Cuneo (contrassegnata dalla lettera A), Avellino (contrassegnata dalla lettera E) e Matera (contrassegnata dalla lettera F). Per ogni criterio sono stati scelti i 5 territori che presentano i valori più elevati.

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B A C D

E G

F

Tab. 11 – In giallo aree con valori elevati di presenza di cittadini cinesi (Criterio 3) (% di cinesi residenti su popolazione straniera residente – Fonte ISTAT)

Durante la riunione tenutasi il 12 giugno 2008 presso il Ministero dell’Interno si è deciso di realizzare gli approfondimenti nelle province di Ascoli, Cagliari, Firenze, Matera, Milano, Prato, Roma, Rovigo e Teramo, ed è stato visionato ed approvato il questionario da somministrare ai cittadini cinesi presenti nelle suddette province (Appendice 1).

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- Territorio ed esperti a confronto
Gli approfondimenti territoriali sono stati realizzati grazie alla collaborazione delle Prefetture delle province selezionate che hanno organizzato incontri allargati ai Consigli Territoriali per l’Immigrazione. L’obiettivo delle visite era raccogliere informazioni sul fenomeno della migrazione cinese nella provincia direttamente dai referenti territoriali e presentare il questionario messo a punto dall’OIM da proporre a cittadini cinesi. Durante gli incontri con i Consigli Territoriali per l’Immigrazione - per lo più convocati appositamente per discutere il fenomeno della migrazione cinese - sono stati presi appunti sui diversi interventi. Il contenuto degli interventi è catalogabile in una parte fattuale e in una parte soggettiva, quest’ultima basata spesso su luoghi comuni o paure diffuse sul territorio. Si è dunque provato ad integrare e in alcuni casi a confutare gli elementi acquisiti con la letteratura attuale, in una serie di libri facilmente reperibili2 e in alcuni recenti rapporti3.

Differenze culturali
Tra le osservazioni ricorrenti in tutti i territori visitati vi è stato il riferimento alla forte disponibilità di contanti tra i cinesi, piuttosto inusuale per il contesto italiano. Nell’immaginario collettivo occidentale, le valigette piene di soldi servono a pagare azioni illecite e per un italiano è facile presumere che il grande uso di contanti da parte dei cinesi sia indice di pratiche criminose. La letteratura evidenzia viceversa che l’uso dei contanti nella comunità cinese è legato alla
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“Chi ha paura dei Cinesi?” di Lidia Casti e Mario Portauova; “Giovani migranti cinesi. La seconda generazione a Prato” di Antonella Ceccagno; “I cinesi non muoiono mai” di Raffaele Oriani e Riccardo Staglianò; “L’alunno cinese” di Mila Martelli; “Il vicino cinese” di Valentina Pedone. 3 Rapporto del 28 settembre 2006 della Guardia di Finanza “Presenza cinese in Italia e sicurezza Economico-Finanziaria”. Il capitolo 6.2 “La criminalità cinese” tratto dal Rapporto sulla criminalità in Italia del Ministero dell’Interno 2007; Il capitolo 3.c del rapporto della DIA “Relazione del Ministro dell’Interno al Parlamento sull’attività svolta e sui risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia”

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cultura della guanxi. Guān xì ha vari significati: relazione, vincolo, rapporto, importanza, significato, causa, motivo. Guanxi in cinese significa anche amicizia, ma entrare nella guanxi di un cinese è come entrare a far parte di una famiglia allargata, dentro la quale l’abnegazione alla “causa comune” è totale, così come la condivisione dei beni immateriali e materiali. Chi è dentro la guanxi è come un fratello, una sorella o addirittura può essere un secondo padre, una seconda madre. Entrare in una guanxi è impegnativo, ma rimanevi è ancora più impegnativo. Un solo sbaglio e si rischia di uscirne per sempre. Rientrarci diventa poi impossibile, perché l’errore è la prova della inadeguatezza a ricevere questo onore. In Cina la parola onore ha un significato profondo. E’ un valore che si porta dentro per sempre. Per questo motivo si può essere certi della fedeltà e dell’onestà di un cinese nella sua guanxi. La guanxi è uno degli elementi più significativi della cultura cinese. Non si limita infatti solo a legami affettivi, ad una “famiglia allargata”, ma implica anche una serie di modalità di aiuto reciproco attraverso le quali i cinesi costruiscono il proprio futuro. La guanxi è un patrimonio vitale per qualunque cinese, non si può improvvisare, si costruisce con pazienza e dura tutta la vita. Ha delle regole ben precise che sono quelle della fiducia, della lealtà, della sincerità e della reciprocità. Un cittadino cinese è disponibile ad aiutare gli altri, e quindi sa anche che al momento del bisogno qualcuno lo aiuterà. Il principio di reciprocità si manifesta di solito a lungo termine ed avviene al momento opportuno, magari con manifestazioni di generosità, in una specie di “escalation di gratitudine”. La capacità di fare rete garantisce il successo e il futuro del cinese e un cinese, specialmente all’estero, vale essenzialmente per la guanxi che riesce ad alimentare. Per questo motivo, tra i cinesi è quasi più importante dare che ricevere. Appena si inizia a lavorare si inizia anche ad alimentare la propria guanxi. Ad esempio, un cinese in Italia può dare oltre il 50% del suo salario alla propria guanxi, alimentando così la rete che dopo cinque o sei anni gli permetterà di chiedere magari centomila euro per aprire un ristorante. Questo costante lavorio di dare e ricevere culmina nei matrimoni. Se ha bisogno di soldi, una giovane coppia semplicemente si sposa. In Italia in un matrimonio con duecento invitati si possono tranquillamente raccogliere duecentomila euro, se non di più. In genere, per comprare casa o per avviare un’attività bastano i soldi raccolti attraverso il matrimonio.

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Integrazione e tensione
In generale, la permanenza dei cinesi in Italia è strettamente legata ad una vita lavorativa piuttosto intensa, caratterizzata spesso da una forte mobilità sul territorio e da una certa precarietà. Questa situazione non favorisce una vera spinta all’integrazione da parte di cittadini cinesi di prima generazione, con un progetto migratorio e di vita lavorativa all’estero “a tempo determinato”. La difficile acquisizione di una lingua tanto diversa richiede tempi poco compatibili con l’impegno lavorativo e molti di loro non vedono perché dovrebbero imparare la lingua di un paese in cui vivranno probabilmente solo per pochi anni. La scarsa conoscenza dell’italiano diventa quindi un evidente ostacolo all’interazione sociale con italiani e in generale un problema per l’integrazione, ma ci sono altri fattori esterni che influiscono negativamente. Ad esempio, negli ultimi 10 anni sembra essere aumentato il livello di insofferenza nei confronti dei cinesi; sempre più si parla di aziende italiane delocalizzate in Cina e di concorrenza sleale da parte di aziende cinesi in Italia che evadono le imposte e sfruttano i dipendenti. D’altra parte cresce anche un senso di invidia per i progressi economici cinesi in un momento di stagnazione in Italia, o per il successo economico di imprenditori cinesi. Infine, i media italiani alimentano spesso un atteggiamento diffamatorio Probabilmente una migliore integrazione non passa solo tramite l’apprendimento della lingua da parte della comunità cinese, ma richiede anche la conoscenza e la valorizzazione delle differenze culturali dei cinesi da parte degli italiani.

- Questionari
Il questionario è stato messo a punto attraverso alcuni passaggi: una prima versione è stata valutata da esperti, rivista e validata tramite focus group e interviste con alcuni testimoni privilegiati di origine cinese. A seguito di un test effettuato tramite interviste telefoniche a 20 immigrati cinesi si è arrivati alla versione definitiva del questionario. La struttura molto elementare del questionario era studiata per semplificare al massimo la compilazione. Di seguito vengono riassunti brevemente i principali risultati emersi dall’analisi dei dati dei questionari, incrociati con le altre componenti di ricerca: 1. Processo migratorio 2. Aspetti demografici 3. I giovani

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4. La lingua e l’accesso ai servizi 5. La discriminazione

Processo migratorio
Il campione è costituito da 1.615 questionari della prima generazione e 37 della seconda generazione. Oltre un terzo del campione (69%) proviene dallo Zhejiang, il 15% dal Fujian, un altro 7% da altre province del sud della Cina, mentre dal nord proviene il 7%. Il 2% del campione risponde “altro”, trattandosi probabilmente di seconde generazioni. Il gruppo che proviene dallo Zhejiang è quello di migrazione più antica in Italia (tabella 12). La sostanziale uguaglianza nel rapporto maschi/femmine (tabella 13) evidenzia che questo gruppo ha ricostituito in Italia l’intero nucleo familiare, attraverso un meccanismo di migrazione a catena che ha riprodotto la struttura di relazioni (la guanxi) che consente di affrontare le sfide del lavoro autonomo e dell’imprenditoria, e che ha offerto a questo gruppo maggiori possibilità di successo economico in Italia. Dai dati di questa ricerca sembra che i cinesi dello Zhejiang mandino rimesse ai familiari in Cina in modo estremamente limitato, probabilmente perché l’intera famiglia si è trasferita in Italia.

90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 fino al 1995 dal 1996 al 2000 Zhejiang dal 2001 al 2005 Fujian Nord dopo il 2005

Tab. 12 – Anno del primo ingressi in Italia per provenienza – Fonte indagine OIM (dati espressi in valori percentuali)

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I cinesi provenienti dal Fujian sono ancora caratterizzati da una migrazione prevalentemente maschile (tabella 13) in cui le mogli e i figli rimangono in Cina e ricevono le rimesse inviate dai mariti. Il processo migratorio del gruppo del Fujian riguarda inizialmente solo un maschio adulto della famiglia (il padre) seguito poi, a distanza di qualche anno, dagli altri componenti della famiglia.
60 50 40 30 20 10 0 Zhejiang Maschi Femmine Fujian

Tab. 13 – Confronto Maschi/Femmine tra Zhejiang e Fujian – Fonte indagine OIM (valori espressi in percentuale)

Ultimamente si sta profilando una nuova migrazione di cinesi provenienti dal nord della Cina. Questa migrazione si divide in due gruppi nettamente distinti: • Uno fortemente scolarizzato e avvantaggiato, caratterizzato da laureati in Cina. Il motivo di questa nuova tendenza migratoria è da una parte quello di approfondire gli studi in Italia, dall’altra quello di avviare attività che vedono il migrante muoversi frequentemente tra l’Italia e la Cina (in alcuni casi anche con una frequenza di 6 volte l’anno). L’altro che giunge principalmente dal nord spinto da situazioni di disperazione economica. Arrivano come turisti, avvalendosi dell’accordo ADS e rimangono come irregolari, senza documenti.



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n Moglie/marito Figli Altri parenti Amici Nessuno Mancate risposte Totale 769 637 1.062 968 75 38 1.615
Tab. 14 – Chi hai in Italia? – Fonte indagine OIM

% 47,62 39,44 65,76 59,94 4,64 2,35

La tabella 15 mostra in che misura la “guanxi” caratterizza i cinesi dello Zhejiang e del Fujian, contraddistinguendoli da quelli provenienti dal nord della Cina. I cinesi dello Zhejiang mostrano, qui in Italia, la presenza più elevata di famiglia (moglie/marito e figli) e di parenti, seguiti poi dai cinesi provenienti dal Fujian. Al contrario, i cinesi del nord della Cina mostrano una proporzione nettamente inferiore di famiglia e parenti, mentre è nettamente superiore la proporzione di coloro che non ha nessuno qui in Italia.
80 70 60 50 40 30 20 10 0 Moglie/Marito Figli Parenti Zhejiang Fujian Amici Nord Nessuno

Tab. 15 – Chi hai in Italia? Confronto per provenienza – Fonte indagine OIM (valori espressi in percentuale)

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n prima del 1996 1996-2000 2001-2005 dopo il 2005 Mancate risposte Totale 222 408 673 245 64 1.615
Tab. 16 – Anno di primo ingresso in Italia – Fonte indagine OIM

% 13,75 25,26 41,67 15,17 3,96

La tabella 17 mostra che il picco degli arrivi si è avuto nel periodo tra il 2001 ed il 2002, mentre negli ultimi anni si osserva una graduale riduzione. Se questo dato è corretto, probabilmente è in corso una contrazione del flusso migratorio proveniente dalla Cina, in particolar modo di quello proveniente dallo Zhejiang.
180 160 140 120 100 80 60 40 20 0 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 Altro 2004 2005 2006 2007

Zhejiang

Tab. 17 – Anno di primo ingresso in Italia per provenienza

Riassumendo: • • Nella fase iniziale l’immigrazione cinese è stata caratterizzata quasi unicamente dalle persone proveniente dallo Zhejiang. Questo gruppo ha chiamato in Italia, oltre al nucleo familiare, anche l’intero gruppo di supporto innescando il processo dell’immigrazione a catena che ha

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• •

fatto si che la quasi totalità degli immigrati cinesi in Italia provenissero dalla stessa provincia e spesso dalla stessa città (Wenzhou). L’immigrazione a catena ha riprodotto in Italia la rete delle guanxi. Queste reti costituiscono la forza del gruppo proveniente dallo Zhejiang, contraddistinguendolo dagli altri gruppi di nuova immigrazione provenienti dal Fujian e dal nord della Cina. Questi ultimi gruppi mantengono la famiglia in Cina e spesso in Italia non hanno nessuno, vengono solo per lavorare. Ultimamente il gruppo proveniente dal Fujian ha iniziato ad attivare il processo dell’immigrazione a catena chiamando in Italia i figli e le mogli. Al contrario, sembra che il flusso della migrazione proveniente dallo Zhejiang si stia contraendo.

Con la chiusura delle fabbriche nel nord della Cina, che ha prodotto oltre 14 milioni di disoccupati, e con l’avvio dell’accordo ADS, è facile prevedere una crescita di immigrati irregolari provenienti dal nord, caratterizzati da un livello culturale e di scolarizzazione molto basso e da una scarsa capacità imprenditoriale. Dall’altra parte il progetto migratorio cinese, almeno del gruppo proveniente dallo Zhejiang, si conclude in genere con il ritorno in Cina verso i 50 anni. Questo progetto è adesso rafforzato da fattori di attrazione legati alla crescita economica cinese. E’ quindi facile prevedere un controesodo di cinesi, prevalentemente imprenditori, che in Italia hanno realizzato delle piccolo fortune. Il brusco aumento delle rimesse che si osservano nei dati forniti dalla Banca d’Italia suggerisce che una proporzione sempre maggiore di cinesi dello Zhejiang ha deciso di tornare in Cina. Questa indicazione è confermata anche: • • • dalla drastica riduzione di investimenti a Prato; dalla riduzione degli acquisti di immobili da parte dei cinesi; dalla reazione sempre più determinata, da parte della comunità cinese, al clima diffamatorio attorno a loro, che sta spingendo un numero crescente di cinesi ad abbandonare l’Italia, portando le risorse altrove.

E’ da notare che, se questa analisi è corretta, tra qualche anno ci potremmo trovare con una comunità cinese totalmente diversa: da una parte i cinesi dello Zhejiang tornati in Cina, con le ricchezze da loro realizzate, dall’altra i cinesi del nord, spinti dalla disperazione e arrivati come irregolari, non abituati all’autoimprenditorialità e quindi facile preda alla marginalità sociale.

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I giovani
In merito ai giovani sotto i 18 anni è interessante notare le forti correlazioni con i vissuti di isolamento e di depressione. Questo dato potrebbe in parte spiegare il fenomeno delle gang giovanili, le bande criminali che si stanno diffondendo nella comunità cinese. Si tratta in genere di adolescenti che lasciano in Cina una vita facile e confortevole, fatta di soldi inviati dai genitori e attenzioni ricevute dai nonni. Da un giorno all’altro si trovano in un mondo estraneo, dove si parla una lingua incomprensibile, dove bisogna lavorare sodo e dove si è additati come immigrati extracomuinitari, che per gli italiani significa il fondo della scala sociale, uno status infimo. Questo shock culturale si traduce spesso in depressione e stati di isolamento ai quali le gang giovanili offrono una risposta. I dati mostrano anche che iniziare le scuole italiane da piccoli, quando non sono stati frequentati corsi in Cina aumenta la probabilità di raggiungere il diploma in Italia, migliora l’integrazione con gli italiani e la probabilità di successo negli affari. Questo dato suggerisce che si dovrebbero favorire tutte quelle soluzioni che consentono ai genitori cinesi di tenere i propri figli in Italia senza doverli mandare dai nonni in Cina. Ad esempio, organizzando interventi sociali come asili nido per i bambini cinesi o potenziando i servizi sociali.

La lingua e l’accesso ai servizi
In tutte le tabelle delle correlazioni emerge che la comprensione della lingua italiana è l’elemento fondamentale affinché si riesca ad accedere ad uffici e servizi pubblici italiani. E’ importante far presente che raramente il materiale informativo per stranieri è scritto in cinese. In base a quanto dichiarato dal segretario dell’ufficio cultura dell’Ambasciata Cinese, vi sono poche eccezioni tra cui la recente e apprezzata guida informativa per cittadini cinesi di 143 pagine dal titolo “La Provincia di Teramo accoglie”. Inoltre, la Cina è composta da 56 etnie, ognuna con la propria lingua. I cinesi si radicano poco sul territorio italiano ed in genere esprimono interesse non tanto per l’italiano quanto per il cinese standard, cioè il cinese mandarino che si parla nella zona di Pechino. Questa esigenza sottolinea da una parte l’attaccamento al paese di origine e il desiderio di tornare in Cina, dall’altra l’esigenza di dotarsi di uno strumento comune che consenta di superare i problemi di comunicazione che si incontrano all’interno della comunità cinese.

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La discriminazione
I questionari riempiti da cinesi di seconda generazione mostra quanto il tema della discriminazione sia, in questo momento, il problema principale della seconda generazione in Italia. Nel libro di Valentina Pedone “Il vicino cinese” una sezione è dedicata all’analisi degli articoli pubblicati sulla cronaca romana di 3 quotidiani: “Il Tempo”, “Il Messaggero” e “La Repubblica”. Leggendo questi articoli e quelli della cronaca più recente, si rileva un crescendo di notizie diffamatorie verso la comunità cinese, che si traducono in tensione sociale e anche in pesanti atti di razzismo. Il libro Gomorra di Roberto Saviano, venduto in Italia in oltre 1 milione di copie e con un forte impatto sull’opinione pubblica ha contribuito ad alimentare pregiudizi legati ad un’immagine negativa dei cinesi, esordendo con una tragica quanto romanzata e gratuita descrizione di un container che, nel porto di Napoli, si apre improvvisamente e scarica lungo la banchina centinaia di corpi di uomini e donne, giovani e anziani cinesi congelati che, appena toccano il suolo, si disintegrano in mille pezzi. Da dove sarebbero arrivate le “centinaia” di salme? I dati dell’ISTAT e della ricerca sulla prima generazione evidenziano che l’età media dei cinesi in Italia è di 30 anni; che gli ultrasessantenni cinesi sono 1 ogni 135 cinesi, (contro 1 italiano ultrasessantenne ogni 4/5 italiani) e che in caso di malattie gravi preferiscono tornare in Cina per farsi curare e/o morire. Calcolando che in Italia ci sono circa 200mila cinesi (considerando anche gli irregolari) e che il tasso di mortalità in Italia è attualmente di poco superiore all’8 per mille, dovrebbero morire ogni anno 1.600 cinesi. Tuttavia, come accade per le altre comunità di stranieri, essendo la popolazione anziana ridotta, il tasso di mortalità si riduce di conseguenza. Nel caso dei cinesi il tasso di mortalità si dovrebbe ridurre di un fattore di circa 40, prendendo in considerazione solo l’incidenza degli ultrasessantenni cinesi e l’età media estremamente giovane. Dovremmo così aspettarci in un anno, nell’intera Italia, poche decine di morti cinesi. Ebbene, se si controllano i registri dei cimiteri si scopre che questi cinesi vengono seppelliti regolarmente. Questa ricerca ha esaminato alcuni dei pregiudizi e luoghi comuni più diffusi contro la comunità cinese (non muoiono mai; sopprimono le bambine alla nascita; usano soldi contanti quindi sono mafiosi) e li ha confutati con dati alla mano. Il rapporto maschi/femmine alla nascita analizzato sui dati dell’ISTAT, esclude la pratica selettiva alla nascita da parte della comunità cinese in Italia; il largo

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utilizzo del contante è riconducibile al meccanismo della guanxi, tipico della cultura e della tradizione cinese. Probabilmente, come dicono i giovani cinesi nei questionari della seconda generazione, è venuto il momento di diffondere un po’ di informazione positiva riguardo alla comunità cinese.

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China - Africa

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China and Starbucks

...the impact of Starbucks initiative to capitalize their brand of coffee on China, which is rich in history of being tea drinking country. China has a massive consumer market with a population of around 1.3 billion (Hawkins, 2010). The culture of the Chinese has a strong tradition of consuming tea, as it is still the number one beverage in China which the Chinese have enjoyed tea for millennia (Hawkins, 2010). The first topic that will be discussed is to determine and discuss barriers facing Starbucks as they try to teach people to change their consumption habits from tea and instant coffee. Recommendations will also be made to help Starbucks successfully encourage greater coffee consumption. Next an advertising campaign will be constructed that would not only encourage greater coffee consumption in general, but also increase the demand for Starbucks; while identifying key themes, i.e. copy, points, and visuals. I will then develop a marketing strategy for taking Starbucks into smaller Chinese cities and communities; while outlining the barriers and determining if they have a chance to be successful. Lastly, a demographic will be outlined with the cultural and media factors that make India more attractive for Starbucks than it was 10 years ago. Determine and discuss the barriers facing Starbucks as they try to teach people to change their consumption habits from tea and instant coffee. Though China represents great opportunities because of its big population and impending...

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China in Africa

...China in Africa Christopher Ransom On October 24, 2013, Professor Deborah Brautigam, from the School of Advanced International Studies at Johns Hopkins University, spoke on China’s impact in Africa. She began by discussing China’s thirst for resources in the area and how it was evident from her very first visit to Liberia in 1983. Professor Brautigam has written two books on the subject: Chinese aid and African Development and The Dragon’s Gift, so she seems to be a very reliable source of information. Initially one would think that the involvement is very big with twenty-five big dams built by Chinese funding, but a closer look shows that only five of the twenty-five were actually relevant operations of the Chinese. With that said, she did say that the engagement with Africa does present a very difficult situation with the tree and ivory demand of China. The high demand of both these goods makes for a very unhealthy and dangerous situation to the environment of Africa. Professor Brautigam then spoke on the partnership of China and Sudan and the deadliness of this. China is the largest supplier of guns to Africa. It goes without saying that this is not a good thing and results in a very dangerous atmosphere. Even with all of the downsides to the partnership of China and Africa Professor Brautigam did want to strip away all of the myths of the relationship. To begin she discussed how long they have been there, which has been since about the 1950s and has really ramped...

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China Reflection

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Google in China

...GOOGLE IN CHINA – A Case Analysis Situation The case talks about the severe backlash and international criticism that Google faced when it launched its search engine in China. At its launch, the company had decided to censor search results to gain the Chinese government’s approval and acceptance. This was however not in alignment with the company’s motto of “Don’t be evil”. Google so far, being very successful from its foundation in 1998, had always followed the mission of providing all relevant information and data to the users as per the user’s search criteria. It was the right of the people to have access to all the information that Google could deliver. But to tap the thriving Chinese economy and to garner a bigger share in the Chinese market, when the company launched its new website and search engine, Google came to an agreement with the government to filter the search and purge the results as per the government regulation. The management thought if they don’t agree, the Chinese government would filter from their end, making the process slow and unyielding. At least this way, people would have some fast access to the world information and also the company will churn out money. Stakeholder Analysis The stakeholders for this case would be the company itself; it’s employees, businesses that provide advertisement in Google and finally the end users. The filtration of the search results would affect directly the end users, as they would...

Words: 855 - Pages: 4

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Poverty in China

...12/3/14 Poverty in China FRIDAY October seventeenth was China's first official “Poverty Alleviation Day”, a yearly assembly of "discussions and pledge drives", intended to rally deliberations to battle hardship. Obviously, because of China's quick financial advancement, the nation as of now assuages a great deal of destitution every day: a year ago the quantity of rustic poor fell by 16.5m or in excess of 45,000 individuals every day. However that still left 82.49m individuals stuck in country lack of sanitization toward the end of 2013, as indicated by official measurements. A few places in China are more awful off than they look. Their "luxurious city structures" mask devastated populaces, as per Xinhua, the state news office. Different parts of the nation are less poor than they let on. They would prefer not to be expelled from the rundown of "destitution stricken regions" due to the support and different profits they would relinquish. China's neediness is, in this way, a matter of some controversy and perplexity. In reality, China itself may not be as poor as its official media assume. Xinhua reports inaccurately that China's official destitution line is lower than the World Bank's worldwide standard of $1.25 a day. By that global standard, claims an alternate state-supported daily paper, the nation still has more than 200m destitute. In referring to that discouraging measurement, it echoes a discourse in June by Li Keqiang, China's chief, in which he said that "in...

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