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Pedagogia Della Famiglia

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Submitted By annalisam
Words 1832
Pages 8
PEDAGOGIA DELLA FAMIGLIA
Indicazioni di lavoro
A. lettura della trascrizione della conversazione di un primo colloquio genitori-insegnanti alla scuola dell’infanzia:
Primo NUCLEO: le tematiche della conversazione

1. Quali argomenti affrontano nel corso della conversazione l’insegnante e la mamma?
L'insegnante percepisce la difficoltà iniziale della mamma durante la conversazione e la guida nella descrizione di Diletta partendo dalle cose più semplici: la gestione degli aspetti riguardanti l’alimentazione della bimba, la sua pulizia e infine le sue modalità relazionali con i compagni dell’asilo nido. L'insegnante illustra la modulistica da compilare ed è molto cordiale. Al termine del colloquio vengono ricordati gli orari e il dialogo continua anche al di fuori dell'aula.
2. Quali potrebbero essere le paure della mamma?
Diletta fa parte delle generazioni di bambini che fra Nido nel passato, Scuola dell’infanzia nel presente,e ( molto probabilmente ) scuole a tempo pieno in un prossimo futuro,hanno vissuto più tempo fuori dalle mura domestiche. (Milani P.,La Scuola dei Genitori - L’educazione nel cuore della città).
Questo mette il genitore in seria difficoltà da un punto di vista psicologico, poichè sente venir meno il ruolo esclusivo di educatore del proprio figlio.Possono nascere sensi di colpa per il fatto di aver “abbandonato” il figlio alle cure di terzi.Queste situazioni di “debito nei confronti del bambino” a volte spingono il genitore a concedergli una sorta di ricompensa per le attenzioni non ricevute che spesso sfociano in comportamenti ricattatori da parte dei figli.
A mio avviso,quando alla mamma viene chiesto di descrivere la figlia è il senso di ineguatezza come genitore che la assale di primo acchito,poichè si rende conto che per una seconda volta dovrà affidare le cure di Diletta al di fuori delle mura domestiche e non sa ancora se è pronta ad affrontare il suo distacco. Inoltre, non è andata alla prima riunione ed appare un po' agitata, all'inizio del colloquio, per l'incontro con l'insegnante che conosce solo di vista. Manifesta chiaramente la sua incertezza in relazione al fatto che Diletta non abbia la stessa insegnante che aveva il figlio Tommaso.

3. Quali potrebbero essere le paure dell’insegnante?
Il coinvolgimento attivo dei genitori ha secondo Bronfenbrenner un ruolo prioritario nella costruzione di un progetto comune tra insegnante e genitori in virtù del principio che i genitori conoscono il proprio figlio meglio di chiunque altro.Visto l’assenza della mamma alla runione precedente l’insegnante potrebbe temere di non trovare una strategia efficace per poter avvicinarsi al mondo genitoriale in maniera funzionale per porre le basi di quell’ alleanza educativa con i genitori fondamentale per la condivisione di obiettivi formativi che sono il presupposto di ogni processo di apprendimento e di crescita.
L'insegnante, informata dalle educatrici del nido, sul caratterino della piccola appare lievemente preoccupata di comprendere quale possa essere il modo appropriato di intervenire in caso di comportamenti aggressivi della bambina. Per questo cerca di scoprire come gestiscono la situazione in famiglia: “ In genere voi come gestite la cosa quando...”

Secondo NUCLEO: quale modello di relazione insegnante-genitore?

1. Mettendomi nei panni dell’insegnante: perché agisco così? Quali sono i miei obiettivi, le mie aspettative, le mie emozioni?
L’insegnante incoraggia la mamma a far emergere “il sapere della vita quotidiana” (Milani P.,(a cura di),Un tempo per incontrarsi,KiteEdizioni) di Diletta da cui potrà trarre preziose informazioni utili per orientare il suo lavoro in classe nei primi giorni.
I suoi obiettivi per il momento sono quelli di avvicinarsi in punta di piedi al mondo familiare dell’alunna, a lei sconosciuto, in cui Diletta vive e stabilire un rapporto iniziale sereno e di fiducia con la mamma.
Tuttavia,l’insegnante non è interessata solo agli aspetti “ burocratici”che riguardano Diletta ma, anche alla modalità di gestione della mamma delle situazioni di conflitto con la bimba.La maestra compie quindi un primo passo per poter gettare le basi per la costruzione di progetto educativo condiviso tra casa e scuola.

2. Che tipo di relazione instaura l’insegnante nel corso del colloquio con la madre? Come la si potrebbe definire?
I primi passi verso una nuova relazione sono spesso accompagnati da uno stato d’animo di preoccupazione.Se da una parte c’è l’eccitazione e la curiosità di conoscere una persona nuova dall’altra permane uno stato d’ansia e diffidenza.(Milani P.,(a cura di),Un tempo per incontrarsi,KiteEdizioni).
La mamma di Diletta parte da una situazione di svantaggio nei confronti dei propri “doveri genitoriali” poichè non ha partecipato alla riunione programmata per tutti i genitori della sezione di sua figlia.Questa situazione se apparentemente non la turba visto che si autogiustifica “Tanto sono le cose che già sapevo!” in realtà dal linguaggio del corpo al principio, si percepisce un atteggiamento di rigidità nei confronti dell’insegnante.Tiene le ginocchia alte,i piedi per terra appoggiati sulle punte,le gambe chiuse e le mani incrociate.L’insegnante si dimostra fin da subito disinvolta, disponiblile e aperta nei confronti della mamma:le pone domande semplici con un tono pacato e amichevole,cercando di metterla a proprio agio;non la giudica o la redarguisce per l’assenza alla riunione ed evita di fare confronti con il fratello maggiore della bimba.
Il fatto che l’insegnante voglia conoscere Diletta attraverso le parole di sua madre dimostra che per la docente è fondamentale il ruolo della famiglia nella costruzione di un progetto comune che miri ad instaurare “un rapporto egualitario ed equo”(Milani P.,Co-educare i bambini”) tra le due dieverse parti.
3. Mettendomi nei panni della mamma: di cosa ho bisogno nella relazione con l’insegnante durante il primo colloquio? Quali sono i miei obiettivi e le mie aspettative? Cosa mi aiuta e cosa mi disturba in questa relazione?
La mamma di Diletta durante il primo colloquio si preoccupa di giustificare l’assenza alla riunione dei genitori, di sapere se ha ricevuto le informazioni corrette sul funzionamento scolastico e cerca di instaurare un dialogo amichevole con la maestra dandole del “tu”.
Si aspetta che l’insegnante la rassicuri sul fatto che si prenderà a cuore la crescita di Diletta nel rispetto delle sue peculiarità e dei suoi limiti. Infatti, dapprima, in maniera spontanea ,fornisce un quadretto non proprio idilliaco di Diletta:ha le sue fisse sul cibo,picchia i compagni,a volte morde,è molto più vivace del fratello.

Tuttavia,in un secondo momento, quasi come se sentisse il peso del pregiudizio da parte dell’insegnante secondo cui, mettendolo nelle parole di Milani Paola,“se un bambino va male a scuola...sono i genitori da mettere sul banco degli imputati”, sdrammatizza i comportamenti ribelli della piccola in maniera banale.

4. Quale comportamento dell’insegnante avrebbe potuto rispondere maggiormente ai bisogni della mamma?
L’insegnante avrebbe potuto rassicurare la mamma fornendo più esplicitamente le motivazioni per cui le aveva chiesto di raccontare di Diletta.
L’insegnante punta a far emergere lo sguardo della madre sulla figlia perchè da quel racconto potrà ricavare preziose informazioni per orientare il suo intervento nei confronti di Diletta durante l’ambientamento. A scuola l'insegnante può fungere da facilitatore, può far accrescere quelle competenze meta-cognitive che preparano i bambini ad affrontare distacco e cambiamento in termini positivi. Altresì può essere supporto anche per le figure genitoriali, guidandole attraverso le stesse tecniche (racconti, riflessioni, filmati) nei gruppi di parola(o di discussione), ad un' elaborazione in senso positivo del distacco dai propri figli all'insegna della loro crescita, nonchè sostenerli e sorreggerli nell'elaborazione del distacco dal loro punto di vista. Questo potrebbe significare porre le basi per un partenariato tra scuola e famiglia, laddove entrambe lavorano per un fine comune, nell'ottica della reciproicità e della condivisione per quanto riguarda l'elaborazione del distacco.

Terzo NUCLEO: la struttura del primo colloquio individuale

1. Pensiamo al modo di condurre il primo colloquio con i genitori da parte degli insegnanti: in quali aspetti si differenzia dalle modalità utilizzate in questo esempio? In quali aspetti si avvicina?

La modalità per la conduzione del primo colloquio si avvicina alle modalità utilizzate in questo esempio per il fatto che cerco di mettere il genitore a suo agio da subito e di non dimostrare tensione o agitazione. Non mi soffermo molto sugli aspetti tecnici organizzativi della scuola e la scheda conoscitiva dell’alunno(profilo dei prerequisiti)la tengo sottomano per utilizzare alcuni punti che mi servono da tramite per il dialogo con il genitore. Diversamente dall’inseganante del video accolgo il genitore con un sorriso, una stretta di mano amichevole, cercando di comunicare la gioia nell'accoglierlo. Discuto con il genitore sui dubbi, timori ed aspetti educativi legati al percorso educativo dell’alunno e alla relazione che andremo ad instaurare nel corso dell’anno.
2. In quali situazioni mi sento maggiormente a mio agio nel condurre il primo colloquio con i genitori? In quali, al contrario, avverto fatica/paura/timore?
Nella mia esperienza lavorativa di insegnante specialista di lingua inglese nella scuola primaria mi trovo più a mio agio a condurre un primo colloquio in maniera individuale con il genitore/i, senza essere supportata dalle colleghe del team che spesso si sono rivelate insegnanti “sputasentenze “ e “uccelli del malaugurio”.Molto spesso ho partecipato in passato a imbarazzanti colloqui collegiali che venivano svolti solo per adempiere alla prassi organizzativa formale e di “facciata”, che in realtà non fa altro che sancire l’inevitabile distanza reciproca e la difficoltà di attivare una comunicazione efficace piuttosto che un’occasione di vera ricerca di finalità e di strategie comuni.
Una volta instaurata una relazione di apertura e di fiducia con il genitore mi sento più tranquilla anche di affrontare le riunioni in team-docenti e di cercare di mediare gli interventi dei colleghi sottolineando sopratutto il processo positivo della crescita degli alunni.
3. Come si potrebbe ottimizzare il mio modo di relazionarmi e comunicare con i genitori durante i colloqui – i primi e i successivi - e cosa potrei migliorare nei diversi momenti di incontro scuola-famiglia?
Penso che ci siano alcuni particolari organizzativi che, sia pur marginali, non andrebbero mai sottovalutati se si vuole ottenere un dialogo costruttivo con le famiglie: dal porre attenzione al messaggio di convocazione che viene inviato, che già dovrebbe definire in termini chiari il come, il dove, il perché dell’incontrarsi; dall’esplicitare e definire con chiarezza qual è stata o qual è la motivazione (o la richiesta); dall’utilizzare un linguaggio chiaro, rassicurante che miri ad abbassare le iniziali difese e che non frapponga ulteriori barriere.

Molto utile nei colloqui è prendere consapevolezza dei propri vissuti e quali siano gli stati d’animo che viviamo,aiutando i genitori a fare altrettanto,non rimanendo in superficie ,ma arrivando a ciò che si nasconde nel profondo(Milani P.,(a cura di),Un tempo per incontrarsi,KiteEdizioni. Molto spesso infatti,condivido con i genitori dei miei alunni le mie esperienze come genitore,i miei dubbi le mie aspettative nei confronti di mio figlio.In questo modo si mettono in moto delle dianamiche relazionali che vanno a sostenere la relazione genitore-figlio degli alunni,in quanto i genitori non si sentono più intrappolati in una relazione up-down,in cui io sono l’esperta che dico loro cosa fare,ma un educatore competente,genitore come loro,che ha fiducia nelle loro capacità genitoriali.

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