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The Relationship Between Financial Development and Second Industrialization

In: Science

Submitted By nicolosa
Words 4577
Pages 19
Abstract
L’analisi che propongo di illustrare in questo paper sarà incentrata sulla definizione del ruolo che le banche hanno giocato nel promuovere lo sviluppo del sistema industriale verificatosi in Occidente a partire dalla fine del XVIII secolo. Essendo tale processo di Industrializzazione divisibile secondo la visione più comune in tre macro fasi – contraddistinte rispettivamente dalla comparsa di nuove tecnologie, di nuovi settori dell’industria, di nuove forme di produzione – l’analisi si focalizzerà sullo studio della così nota II ondata della Rivoluzione Industriale, coincidente cioè con l’applicazione della macchina a vapore sul settore dei trasporti. La ragione di questa scelta consta semplicemente nella convinzione che sino a tale momento storico l’accesso al credito non abbia rappresentato un elemento fondante per la formazione del capitale industriale.
1.Introduzione
La domanda di ricerca sulla quale il paper è strutturato può essere posta nei seguenti termini: “come lo sviluppo delle Banche ha influito sulle dinamiche Industriali all’epoca della Rivoluzione?”. Le motivazioni che mi portano a perseguire un simile interesse derivano innanzitutto dalla considerazione che nell’ambito degli studi riguardanti il processo industriale il fattore finanziario abbia tradizionalmente ricoperto un ruolo minoritario se non marginale rispetto ad altri ritenuti predominanti quali fattori geografici, demografici, tecnologici ed economici. Nell’approcciare il tema dello studio della storia industriale nelle sue differenti fasi, si suole in effetti ricondurre primariamente l’evoluzione del processo a componenti quali la ripresa demografica di metà 700, l’importanza di invenzioni e innovazioni tecnologiche (in primis nell’industria tessile), l’affermazione di un nuovo ceto imprenditoriale pronto a rischiare i propri capitali, il rapporto stretto con la precedente rivoluzione agraria nonché con l’allargamento dei volumi commerciali dovuti alla nascita di un mercato di dimensioni internazionali.
Al contempo non si può trascurare la rilevanza di tale quesito, ripetutamente oggetto di dibattito nell’ambiente storiografico: a questo proposito è doveroso sottolineare come limitarsi ad evidenziare l’esistenza di una relazione fra lo sviluppo degli assetti finanziari ed industriali nelle economie occidentali di inizio ‘800 risulterebbe quasi tautologico. Non vi sono infatti eccezioni nelle testimonianze storiche rispetto a questo legame empirico.
Diventa invece assai più significativo, per quanto complesso, il tentativo di individuare all’interno della relazione un nesso di carattere causale, ovvero di capire quale sia il verso di un simile legame.
Entrando nel vivo della questione si evidenzia come la difficoltà intrinseca nel presentare un lavoro di questo tipo stia in primo luogo nel comprendere la natura del collegamento che vincola lo sviluppo del sistema industriale a quello bancario: è diffusa l’idea che il livello di sviluppo delle banche si delinei contemporaneamente con quello delle industrie, cioè che il grado di offerta dei servizi finanziari si profili di pari passo con l’emergere della domanda degli stessi.
Seguendo questa prospettiva, che di fatto rinnega l’essenza delle istituzioni finanziarie come fattori di produzione relegandole al mero ruolo di fattore ausiliario, non potremmo di fatto proseguire l’analisi nei termini preannunciati in quanto ci troveremmo di fronte ad un contesto di endogeneità fra le variabili.
Tuttavia, riprendendo un passo tratto dall’opera Le banche e lo sviluppo del sistema industriale di Rondo Cameron – professore americano di storia economica che ha insegnato nell’Università del Wisconsin -- , è lecito criticare una visione che cerchi di liquidare “ un problema complesso in un modo decisamente troppo sommario”: occorre dunque valutare con attenzione il decorso storico cogliendo quegli
“esempi storici nei quali le istituzioni finanziarie costituirono settori traenti dello sviluppo”, per arrivare a designare la possibilità, come ribadisce Cameron, che “la struttura del sistema finanziario ed il modo in cui esso assolve le sue funzioni influenzeranno, nel bene o nel male, il progresso dell’industrializzazione”.
Quest’ultimo spunto introduce un altro tema utile alla trattazione: la diversificazione dell’impatto in funzione delle differenze strutturali dell’istituzione finanziaria.
È chiaro in sostanza che un’analisi del settore bancario non può prescindere da una distinzione sul piano qualitativo della tipologia di servizi offerti dagli istituti di credito. Nella fattispecie possiamo riconoscere una diversa propensione alla concessione del credito e, in funzione di ciò, identificare un diverso percorso di sviluppo anche a livello industriale.
2.Background teorico
Entrando nel merito della contestualizzazione storiografica della ricerca vi sono due punti da sottolineare in partenza: in prima battuta è significativo evidenziare come questo tema sia già stato oggetto di trattazione in passato, a testimonianza della rilevanza storico-economica della domanda in questione; in secondo luogo occorre però notare come rispetto a questa relazione si sia creata un’eterogeneità di vedute.
Proprio insistendo su questo secondo punto è interessante richiamare all’attenzione le teorie espresse in materia da autori noti, teorie che assecondano i rispettivi punti di vista sul tema molto dibattuto e complesso dell’industrializzazione.
A questo scopo, come già anticipato nella sezione precedente, è doveroso far riferimento al contributo di Rondo Cameron, il quale nella già citata opera Le banche e lo sviluppo del sistema industriale adduce una rilevanza causale all’evoluzione del sistema bancario nel promuovere lo sviluppo delle industrie: emblematica è in questo senso l’analogia con la quale Cameron associa la funzione del sistema bancario, in qualità di principale erogatore di credito, rispetto al processo di sviluppo industriale a quella del lubrificante per il funzionamento del macchinario; nuovamente le diverse tipologie di lubrificante in termini di quantità e viscosità sono relazionate ai diversi assetti mediante cui i servizi finanziari si prestano.
In una posizione sostanzialmente opposta si colloca invece la testimonianza di Richard Tilly – docente americano di Storia Economica con anni di insegnamento presso le cattedre di Yale e della University of Michigan - , autore del saggio Financial Institutions and Industrialization in the Rhineland ove focalizzandosi sullo studio in dettaglio della relazione fra istituzioni finanziarie e sviluppo industriale nel periodo compreso fra 1815 e 1870 nell’importantissima regione industriale della Renania, pur senza implementare la propria analisi da un punto di vista econometrico, giunge alla conclusione che la relazione per quanto esistente sia di natura inversa a quella indicata da Cameron, ovvero che il nesso causale proceda dall’economia reale allo sviluppo finanziario: in particolare Tilly fa riferimento alle pratiche adottate dai banchieri renani su raccomandazione del governo prussiano per fronteggiare le impellenti richieste di capitali da parte di imprenditori privati.
Su un piano differente si pone la visione di Alexander Gerschenkron – storico russo di formazione austriaca, docente universitario ad Harvard dove insegnò Storia dell’Economia – il quale, in un passaggio estrapolato dalla sua opera Il problema storico dell’arretratezza economica , sostiene che la presenza e l’azione di finanziamento delle istituzioni bancarie sia sì un fattore propulsore per lo sviluppo industriale di inizio ‘800, ma che il peso e la coercitività di tale fattore si accresca quanto più siano arretrate le condizioni economiche di base del paese in questione: laddove quindi un paese presenti ampi margini di sviluppo industriale da principio, ivi è più probabile che le istituzioni finanziarie giochino un ruolo preponderante nell’aumentare l’offerta di capitale alle industrie nascenti, incrementando la loro capacità.
Questa visione per la verità si appoggia sulla teoria elaborata da un altro celebre economista e sociologo americano, Walt Whitman Rostow, che propone una lettura del processo di industrializzazione secondo cui sia possibile identificare un percorso di sviluppo standard seguito da ciascun paese sulla base di una classificazione dei pre-requisiti dei paesi medesimi allo sviluppo industriale: in quest’analisi l’intervento delle banche viene visto come un tentativo riuscito di sopperire alla mancanza di prerequisti (accumulazione di capitale in periodo preindustriale ) proprio in quei paesi caratterizzati sa sottosviluppo.
Si tratta in linea di massima di un’interpretazione divergente rispetto a quelle che tendono a delineare delle fasi comuni nel processo di industrializzazione, riconoscendo delle analogie inter-spaziali negli iter di sviluppo seguiti dai vari paesi: si schiera in quest’ottica l’opera Industria di Lucio Cafagna, storico e politico italiano che nel suo saggio distingue chiaramente quattro fasi del processo, contrassegnate dalla predominanza del settore tessile, dallo sviluppo dell’industria siderurgica e delle ferrovie, dall’emergere degli aspetti chimici nei processi industriali, infine da nuove produzioni quali l’automobile o i velivoli.
Di contro alla visione di Gerschenkron si afferma la teoria elaborata da Jeremy Edwards e Sheilagh Olgivie nel rispettivo paper intitolato Universal bank and German industrialization, ove i due studiosi contestano la dottrina secondo cui le banche miste abbiano dato un contributo decisivo alla formazione di imprese in forma di società per azioni in Germania, asserendo che non siano da considerare un fattore trainante nel processo di sviluppo industriale, favorito piuttosto dalle industrie medesime.
Tornando su Cameron, può costituire un ragguardevole supporto all’analisi la sezione dedicata a “Banche e Finanza” nel suo volume Storia economica del mondo, dal XVIII secolo ai giorni nostri. In questo paragrafo Cameron traccia un ritratto complessivo del quadro finanziario europeo all’alba del XIX secolo, presentando a turno gli assetti bancari di tutti i paesi coinvolti nel processo. Cominciando dalla Gran Bretagna si evince come il paese precursore della Rivoluzione industriale disponga di una struttura bancaria piramidale: la Banca d’Inghilterra (ovvero la banca di Londra) svolge infatti la funzione di banca centrale, detenendo il monopolio come banca a capitale azionario sino alla legge emendata dal parlamento nel 1825, mentre con il “Bank Act” del 1844 acquisisce il monopolio sull’emissione di cartamoneta. Nonostante la proliferazione di banche commerciali che accompagna l’industrializzazione, Cameron qualifica il sistema bancario britannico come passivo, cioè lo declassa ad un ruolo non di primo piano nell’accelerare il processo di sviluppo. Per quanto concerne il caso francese anche qui si denota la presenza di una banca nazionale con carattere di banca centrale, la Banca di Parigi, la quale detiene però il monopolio in materia di capitali azionari sino al 1848; qui è importante rilevare l’incapacità del sistema finanziario di soddisfare il fabbisogno industriale: si registra pertanto una situazione di sottosviluppo sul piano bancario con potenziale risvolto sul piano industriale. La situazione muta nella seconda metà del secolo con la costituzione di altre banche a capitale azionari autorizzata dal secondo impero di Napoleone III. Diverso il discorso per il Belgio, ove già nei primi decenni dell’800 si assiste all’instaurazione di un sistema bancario estremamente competitivo anche grazie alla concorrenza interna: si tratta di un caso in cui il sistema finanziario rappresenta un impulso decisivo per la crescita industriale. In Olanda, per la precisione nel Regno delle Province Unite, la situazione viene descritta come affine a quella belga, risentendone dell’influenza, solo il decollo industriale risulta attardato di circa mezzo secolo, in linea con l’istituzione di banche sul modello belga mobilier. Anche in Germania si profila un piano di sviluppo bancario piuttosto attardato, principalmente per le difficoltà politiche legate al processo di unificazione guidato dalla Prussia: ad ogni modo la caratteristica distintiva del sistema finanziario teutonico, intraprendente nel guidare lo sviluppo dell’industria, consta nella struttura mista delle istituzioni dedite sia ad attività di credito commerciale di breve termine sia ad investimenti di lungo periodo. Spostandosi sul fronte svedese Cameron osserva come il sistema bancario, anche qui ispiratosi al modello belga, sia da considerare un fattore nella riuscita trasformazione dell’economia svedese sul tramontare del XIX secolo: discorso analogo può essere esteso all’intera penisola scandinava. Venendo in ultimo all’Europa mediterranea si sottolinea come in Spagna i traguardi di sviluppo economico conseguiti entro la fine del secolo siano troppo esigui per indicare un ruolo decisivo del settore bancario, mentre in Italia si configurano come determinanti per il boom industriale antecedente la prima guerra mondiale due banche di matrice tedesca, la Banca commerciale di Milano e il Credito italiano a Genova.

3.Dati
Per quanto riguarda i dati, l’arco periodale di riferimento corrisponde all’intervallo che si estende dal tardo ‘700 alla fine del XIX secolo, con un focus particolare sulla prima metà dell’800 .
La scelta di tale contesto, cui si è accennato nella prima sezione, è da attribuire al fatto che in questo periodo si assiste alla così denominata “seconda fase” del processo di industrializzazione, che presenta quali aspetti peculiari la diffusione degli altiforni “a coke” nel settore dell’industria siderurgica e la costruzione delle prime linee ferroviarie nel settore dei trasporti. Ovviamente deve essere comunque tenuto in considerazione che a seconda dei paesi analizzati la tempistica di riferimento può leggermente variare. Vertendo l’indagine sul rapporto fra sviluppo bancario e sviluppo industriale occorre realizzare un dataset che sia in grado di offrire informazioni circa entrambe le variabili in questione.
Una prima difficoltà che emerge in questo verso è quella della reperibilità dei dati e della frammentarietà degli stessi. Ad ogni modo ricorrendo allo studio delle fonti è possibile ricostruire un quadro più completo della situazione finanziaria e industriale dell’epoca anche da un punto di vista quantitativo.
Si presentano di seguito una serie di grafici e tabelle tratte dall’opera Le banche e lo sviluppo del sistema industriale che possono supportare l’analisi.
Cominciando dall’Inghilterra, il paese più sviluppato che si affaccia sul panorama dell’industrializzazione, il grafico -riportato in figura 1-, mostra un confronto su base regionale della presenza sul territorio di banche commerciali ogni 10000 abitanti, con indici riferiti al 1801 e al 1841 (viene incluso anche il Galles, il cui sistema bancario risulta al tempo annesso a quello inglese). La statistica che offre la mappa porta all’evidenza due fattori: in primis la crescita grandiosa del sistema in termini di presenza sul territorio probabilmente facilitata dalla legge del 1825 e dalla conseguente fioritura di numerose banche come società per azioni , in secondo piano ma non meno importante una maggiore omogeneità nella distribuzione degli uffici bancari lungo la penisola.
Una conferma dello stato di avanzamento del sistema bancario in Inghilterra perviene dal prospetto (riportato in figura 2), misurante anche l’impatto in termini percentuali sul reddito nazionale dell’attività condotte dagli istituti bancari.

Fig.1

Fig. 2

Anche qui si denota un trend chiaramente crescente sia a livello di flussi monetari sia a livello di impatto sul reddito complessivo.
In ultima analisi è interessante riportare (in figura 3) un grafico che mostra l’andamento congiunto delle serie storiche inerenti a quantità di moneta, produzione industriale e reddito nazionale mediante una indicizzazione dei valori.
Fig. 3

Ebbene ciò che si può facilmente desumere da questo schema da una parte è il peso crescente che l’emissione di banconote acquista nell’ambito della struttura monetaria inglese a partire dai primi dell’800, dall’altra l’apparente incidenza dell’intensificazione delle attività bancarie sui livelli di produzione industriale. Passando quindi al caso scozzese è possibile riconoscere un’evoluzione del sistema ancor più impetuoso, come si denota da prospetto in figura 4: dal campione mostrato si evince infatti che nel 1845 la media nella densità sportelli sia di uno ogni 7.2 mila abitanti (contando però anche gli sportelli di filiale), quando nel 1841 in Inghilterra in poche regioni si supera la cifra di un ufficio ogni 10 mila abitanti.
Fig 4

Purtroppo non sono disponibili dati attendibili circa il reddito nazionale della Scozia e il livelli di produzione industriale nel periodo preso in esame: tuttavia, poiché dagli studi effettuati in proposito emerge come una stima del reddito nazionale scozzese a metà anni del ventesimo secolo equivalga all’incirca al 92% di quello inglese, considerando che l’apice dello sviluppo scozzese fu raggiunto ben prima (metà del diciannovesimo secolo), non è fuori luogo supporre che produzione industriale e reddito pro capite scozzesi nel periodo analizzato siano molto vicini ai livelli dell’Inghilterra, ma con un tasso di sviluppo molto più rapido ( si pensi che nel 1750 il reddito pro capite scozzese era inferiore alla metà di quello inglese).
Molto differente invece è il caso della Francia, ove già nella sezione precedente si è denunciato uno sviluppo estremamente lento delle strutture bancarie (fig 5). Fig 5

Dalla tabella si rileva come il numero di sportelli e di attività bancarie non sia adeguato all’estensione territoriale del paese, soprattutto se posto in relazione con gli altri casi fin qui analizzati. Anche per quanto concerne la composizione dello stock di moneta i dati evidenziano un ritardo palese nell’adozione della moneta bancaria, mentre l’adozione di moneta metallica resta predominante sino agli inizi del ‘900 (fig. 6)
Fig. 6
Contemporaneamente appare invece più bilanciata la situazione in Germania, ove i dati stimati sul Regno di Prussia suggeriscono una distribuzione delle componenti monetarie più equilibrata già dalla metà del XIX sec. (fig.7).
A conferma di uno sviluppo bancario più significativo si riportano i dati relativi alla presenza di istituzioni bancarie nelle sole regioni più avanzate della Prussia (Berlino e la Renania) (fig.8).

Fig. 7 & Fig.8 Il quadro sulla situazione teutonica si può chiudere con un prezioso prospetto relativo allo stato di progresso industriale alla metà dell’800 (fig.9)
Fig. 9 Questo elemento crea le condizioni per un raffronto immediato con la Russia, il cui sviluppo economico si attarda però di qualche decennio (fig. 10) Fig.10 Per concludere la fase di presentazione dei dati è proficuo illustrare tre grafici, relativi al periodo di analisi in Occidente, indicanti rispettivamente:
- l’impatto delle attività bancarie sui redditi nazionali (fig.11)
- lo sviluppo delle ferrovie in esercizio espresso in km di lunghezza (fig.12)
- le tonnellate di carbone pro-capite prodotte (fig.13)
Fig. 11 Fig. 12

Fig. 13 I grafici relativi a figura 12 e 13 sono
Estrapolati dal volume Storia economica Del mondo, sempre di Cameron.

Completata dunque la raccolta dei dati, resta da comprendere quali parametri utilizzare per sintetizzarli in modo oculato nella costruzione di un Dataset per l’analisi. Per quanto concerne la variabile Indipendente associata allo “svilupppo bancario” si avrebbe teoricamente la possibilità di misurarlo annoverando i dati relativi alle componenti interne dello stock monetario, oppure all’incidenza delle attività bancarie sul reddito nazionale. Ritengo tuttavia che il dato più significativo e ed efficace sia quello legato alla densità . Dalle fonti si ricava così un indice di densità, ottenuto dal rapporto fra numero degli uffici bancari (con riferimento solo a banche commerciali) e popolazione complessiva. Servendoci di osservazioni limitate a tre periodi temporali può essere costruita una bozza di banca dati di tipo time-series. 1800-1825 1840-1860 1875-1900
Inghilterra 0.48 0.77 x Scozia 0.58 1.4 3.3
Francia 0.025 0.1 0.12
Germania 0.3 0.27 0.34
Russia x x 0.17
Giappone x 0.01 0.77

Per quanto riguarda invece la variabile dipendente “sviluppo industriale” la scelta può cadere o sulle tonnellate pro capite di carbone prodotto su base annua, oppure, in modo a mio parere più corretto, sui km di lunghezza delle linee ferroviarie costruite: quest’ultimo dato può infatti riflettere più consistentemente la rilevanza che il sistema bancario ebbe nell’impattare sullo sviluppo. In ogni caso sono presenti nei grafici forniti alcuni dati su entrambe queste grandezze.

4. Strategia di identificazione
Nell’evidenziare pro e contro di quest’analisi occorre mettere in rilievo da subito una serie di problematiche. Il tentativo di rispondere alla domanda oggetto della discussione passa per l’elaborazione di un modello che consenta di misurare l’impatto analitico dello sviluppo bancario su quello industriale.
Si supponga quindi di studiare una regressione avente per regressore l’indice di densità bancaria (nei termini prima descritti) e per regressando la lunghezza delle ferrovie in km.
Un primo fondamentale problema che si manifesta è quello cui già si era accennato nella sezione introduttiva: la potenziale endogeneità delle variabili. C’è infatti il rischio concreto - del resto è parte della teoria stesso a supporlo - che il grado di sviluppo del sistema bancario sia a sua volta dal livello di industrializzazione del contesto in cui opera. La ragione è molto semplice: inevitabilmente la qualità e la disponibilità dei servizi offerti è influenzata dalla domanda degli stessi. Il caso inglese è emblematico da questo punto di vista: non sorprende che l’Inghilterra presenti già all’inizio del XIX secolo un livello di omogeneità e densità nella diffusione degli uffici bancari senza pari, dal momento che innegabilmente godeva già prima dell’800 di un grado di industrializzazione nettamente più elevato, con conseguenze sulla domanda di servizi finanziari.
Archiviato il problema dell’endogeneità, un problema cui allo stato attuale è difficile dare risposta essendo discordanti le teorie storiografiche in merito, un’altra difficoltà che può inficiare lo svolgimento della regressione consta nella reperibilità dei dati. Non è infatti ipotizzabile l’elaborazione di un modello dai dati ancora troppo sporadici che sono stati riportati: occorrerebbe disporre di osservazioni annue e complete per costruire un vero dataset di tipo time-series, cosa non semplice dal momento che i fenomeni oggetto di valutazione si collocano comunque piuttosto indietro nel tempo (si pensi ad esempio alla Germania, ove tutte le stime relative all’intero paese sono state derivate da un’analisi sul campione prussiano, essendosi il processo di unificazione concluso solo nel 1870).
Un terzo problema che si profila, connesso di nuovo con la potenziale endogeneità, è il seguente: ammettendo pure di costruire un dataset sufficientemente robusto e di stimare attraverso un metodo di stima OLS un coefficiente che approssimi l’impatto della densità bancaria sullo sviluppo industriale resterebbe da stabilire l’elemento di causalità intrinseco nella correlazione individuata: venendo a mancare questo l’intero modello perderebbe la sua validità. Peraltro l’identificazione di un coefficiente da associare al regressore indicante lo sviluppo bancario, nel caso in cui il modello fosse costruito in questo modo, presumerebbe di poter quantificare l’impatto di tale regressore senza tener conto delle caratteristiche peculiari e delle variabilità proprie del percorso in indutsriale di ogni paese: è difficile sostenere ad esempio che il sistema bancario inglese ebbe lo stesso peso nell’economia del processo industriale rispetto a quello che ebbero quello scozzese piuttosto che quello nipponico nelle rispettive economie.
Passando invece agli elementi di forza dell’analisi, comincerei dall’utilizzo della variabile densità bancaria come strumento per lo sviluppo bancario: benchè a prima vista possa apparire sommario attribuire alla diffusione degli uffici bancari la valenza di parametro significativo per descrivere la qualità del sistema, in realtà risulta essere un metro di misura per due ragioni. La prima consiste nell’essere la densità un criterio relativamente accessibile, quindi piuttosto semplice da trovare e verificare. La seconda è legata ad una caratteristica intrinseca del concetto stesso di densità: implicitamente questo indice rivela informazioni importanti anche rispetto al grado di concorrenza interno al sistema bancario, e questo è un elemento cruciale per definire l’efficienza dello stesso. Non si può negare per esempio come il sistema bancario francese sia stato danneggiato dal monopolio della banca di Parigi come ’unica istituzione a capitale azionario sino alla rivoluzione del1848, così come è difficile confutare che il rallentamento registrato nell’intensificazione delle attività bancarie d’Oltremanica dopo il 1844 sia da attribuire al monopolio nell’emissione di cartamoneta da parte della Banca d’Inghilterra sancito dal Bank Act .
Un ulteriore punto a favore della relazione può essere fornito dalla scelta dell’arco periodale. Come già ho anticipato nell’abstract lo studio della relazione deve focalizzarsi sul periodo corrispondente alla fatidica “seconda rivoluzione industriale”: questo perché se si estendesse il campo d’analisi all’intero processo di industrializzazione, includendo così anche la seconda metà del ‘700, probabilmente si incapperebbe in un problema di distorsione della stima. Infatti qualora si considerasse anche il periodo antecedente a quello preso in esame il rischio sarebbe quello ricercare una correlazione laddove una correlazione non ha senso di esistere: è del tutto plausibile che in una prima fase dell’industrializzazione effettivamente l’impatto del sistema bancario sia da considerare trascurabile, essendosi costituite le prime imprese di stampo protoindustriale sulla base di capitali esigui, accessibili perfino da semplici artigiani e comunque senza la stretta necessità di accedere a credito di breve o di lungo periodo. Diverso il discorso se facciamo invece riferimento alla realizzazione di grandi opere dagli anni ’20 dell’800 (anche se gli estremi temporali possono mutare leggermente da nazione a nazione): qui la solidità e l’efficienza del sistema bancario divengono fondamentali, ragion per cui anche la variabile “lunghezza delle linee ferroviarie” utilizzata come regressando acquista rilievo. In generale quindi per una corretta stima del coefficiente si ha l’esigenza o di limitare l’intervallo temporale al solo XIX secolo o di introdurre una dummy temporale.

5. Conclusioni
Nel delineare un quadro conclusivo rispetto all’analisi occorre puntualizzare che il paper non ha lo scopo di tracciare un modello di sviluppo bancario universale, ma piuttosto quello di suggerire dall’esame dell’evidenza empirica tracce del ruolo del sistema bancario nel promuovere il percorso di sviluppo industriale.
Da questo punto di vista non si può trascurare come tutti i dati presentati i questa relazione indichino una convergenza fra sviluppo finanziario e sviluppo industriale. Chiaramente non si pretende però di superare le specificità intrinseche di ogni singolo processo, tantomeno si asserisce che il peso del sistema bancario sullo sviluppo coincida in ciascun paese. Quest’ultimo punto riporta l’attenzione alle tesi di Gershenkron e Rostow, i quali visualizzano una relazione inversa fra l’impatto del sistema bancario e lo stadio di sviluppo iniziale del paese, giungendo quasi al paradosso di teorizzare un vantaggio dell’arretratezza economica nel processo industriale: non si deve tuttavia sottostimare il contributo che il sistema bancario apporta anche in Inghilterra, paese per antonomasia già sviluppato all’alba del XIX secolo e protagonista di un processo di capitalismo “suis generis”, ove è comunque tangibile l’effetto del credito sul capitale fisso a disposizione degli imprenditori, specie grazie alla fioritura di banche di provincia fra il 1825 e il 1844 (oltre un migliaio nel complesso). Ancor più emblematico è il caso della Scozia, ove l’assenza di uno stadio di sviluppo predefinito rispetto all’avvento dell’era industriale – contrariamente all’Inghilterra – permette di qualificare la superiorità del sistema bancario quale fattore determinante nel velocizzare il tasso di sviluppo industriale: superiorità in ultima analisi riconducibile ad un grado di libertà e di concorrenza nell’offerta di servizi finanziari senza rivali. All’opposto si pone volendo in caso francese: il paese transalpino figurerebbe nella classificazione di Rostow fra i paesi in possesso dei prerequisiti ideali alla vigilia dell’industrializzazione (in termini di popolazione, reddito pro capite, produttività agricola) eppure il suo percorso di sviluppo risulta molto attardato rispetto ad altri paesi come Inghilterra, Scozia e Belgio. Non è azzardato supporre che le ragioni di questo ritardo siano, almeno in parte, da attribuirsi ad un sistema bancario caratterizzato da una bassissima densità di uffici nonché da normative molto stringenti rispetto alla concorrenza: può essere d’aiuto in questo senso un raffronto con la Germania, la quale ad inizio secolo si staglia su livelli di produzione e consumo del carbone analoghi a quelli della Francia (quindi piuttosto bassi) mentre a partire dalla metà dell’800 (durante la così nota “Era delle ferrovie”) vive una progressione irruente nel processo industriale, probabilmente da ricondursi in parte al ruolo di primo piano svolto dalle “banche miste” (sul modello belga), specializzate sia nelle funzioni di credito a breve sia nell’erogazione di investimenti a lungo termine. Sarebbe inutile soffermarsi troppo sul modello russo, che ricalca fortemente quello germanico, solo con la preminenza della componente statale.
In definitiva la mia considerazione finale è che il grado di sviluppo del sistema bancario, per quanto forse esprimibile in funzione della crescita industriale stessa, e quindi non idoneo ad una misurazione di carattere econometrico, sia da reputare e da rivalutare quale un fattore sostanziale nel configurare lo sviluppo industriale, benchè non l’unico e non necessariamente il più incisivo. Pertanto la complessità di provare l’indipendenza stocastica fra le due variabili e le conseguenti complicazioni inerenti ad uno studio econometrico del processo non possono a parer mio precludere la possibilità di identificare il sistema bancario come un fattore rilevante per l’industrializzazione.

Fonti storiografiche
-“Le banche e lo sviluppo del sistema industriale” di Rondo Cameron
-“Storia economica del mondo” di Rondo Cameron e Larry Neal
-“Il Settecento e l’Ottocento” di Giampaolo Perugi
-“Le fasi della storia industriale” di Luciano Cafagna
-“Il problema storico dell’arretratezza economica” di Alexander Gerschenkron
-“Financial institutions and industrialization in the Rhineland” di Richard Tilly
-“Universal banks and German industrialization: a Reappraisal” di Jeremy Edwards e Sheilagh Olgivie
-“La formazione e lo sviluppo del sistema bancario in Europa e in Italia” di Anna Maria Galli

Sitografia:
-www.jstor.org/
-https://books.google.it/books?isbn=8834395751
-www2.dse.unibo.it/ardeni/ES_2012/Sviluppo-capitalistico.htm

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Financial Institutions (Banks) & Industrial Development in Germany, Russia & India | Global and South Asian Business Development |

...leadership | Financial Institutions (Banks) & Industrial Development in Germany, Russia & India | Global and South Asian Business Development | Dr. Imran Ali | | 3/24/2014 | Salik Chaturbhai M2130024 Taimour Abdullah M2130017 Zeeshan Jessani M2130034 Salik Chaturbhai M2130024 Taimour Abdullah M2130017 Zeeshan Jessani M2130034 Contents Introduction 2 Review of Literature 3 Looking at the Past: Industrialization and Financial Institutions 8 Germany 8 Deutsche Bank, Germany 10 Russia 13 Sberbank, Russia 16 India 17 The State Bank of India 18 Major Themes: Comparison & Contrast 24 The debate between Capitalist and Communist Industrialization 25 Fiscal and Industrialization policy 27 Mission Statement and goals 30 The Banking Sector 31 Target Markets 32 Colonized Industrialization or De-industrialization 34 Conclusion 37 Appendix 1 39 Appendix 2 40 Work Cited 42 Introduction Mankind as a whole and the world as has been observed in the past has undergone much change in all aspects of human life. The concept of economic development in light of increasing industrial growth, free labour, the growth of private property as an institution and the development of the international trade as a concept have changed the way humans and hence nations interact and intervene in the world economic system. These gradual yet drastic changes in the structure of human interactions led to a wave of economic developments that initially...

Words: 12530 - Pages: 51

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Political Economy in the Developmental State: Comparison on Comprehensive Agrarian Reform in the Philippines to Select Latin American and East Asian Countries

...urged during the Marcos regime. Consequently, the initial stages of the implementation process of CARP was met with apparent complications, expectedly so given that such a policy entailed a wide scope, whilst rural landlords provided staunch opposition in seizing their ownership to government. However, as the years passed and administrations would change, the promises of sweeping agrarian reform have remained unfinished, otherwise, significantly watered down. Such arbitration would be considered a detrimental factor to the current pitfalls that have hindered the development of Philippine political economy. In that, this paper questions what led to this failure of comprehensive agrarian reform and in pronouncing these mistakes, did other countries experience who also employed land reforms if they experienced similar dilemmas. We argue that deeply seated class structures have inevitably played a role in this development policy outcome, particularly elite groups and landlords who have established themselves in the political arena. The...

Words: 6579 - Pages: 27

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Industrial Rev Paper

...technical advance, development of transport, trade, better organization of output or new financial structures. All these achievements happened spontaneously and were not planned. Economy was in process of rapid change and it gave many opportunities for people to gain wealth as well as social advancement. Almost every aspect of people’s lives was influenced in some way. This essay would like to argue that there were many innovations during this era; however, the biggest changes that people went through were industrialization and trade. Industrialization stalled the manual labour and set off the machine-based manufacturing. This major shift was closely associated with new rules for workers who had to adapt to new system. Furthermore, free trade became a phenomenon that brought profit and gave domestic workers job opportunities.  Industrialization was one of the major aspects during the Industrial Revolution. It brought changes in organization of production, managerial oversight and relationship between employer and labourer had changed as well. Old relationship between master and his worker disappeared because now hundreds of workers were employed in the company. Because the industrialization was new for everybody, there were no experienced workers. Therefore everybody could learn and start working. Men, women and children were expected to work so the Industrial Revolution created job opportunities for all members of the family. At first the biggest conflict was between the labourer...

Words: 1074 - Pages: 5

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International Banking: Historical Synthesis of the Basic Problems and Developments of the Monetary and Credit Systems During the 19th and 20th Centuries

...BANKING: HISTORICAL SYNTHESIS OF THE BASIC PROBLEMS AND DEVELOPMENTS OF THE MONETARY AND CREDIT SYSTEMS DURING THE 19th AND 20th CENTURIES A requirement in English 2 ( Writing in Discipline ) Second Semester SY : 2012 – 2013 TF 7:00 – 8:30 am PRINCE JOHN A. ARCILLA AB – Economics 1 DR. YOLANDA T. TARIMAN PROFESSOR - ENGLISH II FEBRUARY 8, 2013 TABLE OF CONTENTS CONTENTS PAGE PRELIMINARY PAGE Title Page Table of Contents Outline CHAPTERS 1 Introduction Overview of the Topic 2 Discussion 3 Conclusion BIBLIOGPAPHY CURRICULUM VITAE ii INTERNATIONAL BANKING: HISTORICAL SYNTHESIS OF THE BASIC PROBLEMS AND DEVELOPMENTS OF THE MONETARY AND CREDIT SYSTEMS DURING THE 19th AND 20th CENTURIES Thesis Statement: Our historical synthesis focuses on the economic and political aspects of banking, with questions of industrial management and the credit economy taking second place. OUTLINE I CURRENCY AND MONETARY HISTORY IN THE 19th CENTURY 1 From Silver and Bimetal Currency to Gold Standard 2 The Development of the Bank Note into a Legal Tender A Bank Notes and Issuing Banks in England until Mid-19th Century B Peel’s Bank Charter Act C The Banque de France in the 19th Century D Overcoming the Federal System of German Issuing Banks E The United States’ Arduous Journey Towards the Federal System II BANKS AND BANKING FROM THE EARLY PHASE OF INDUSTRIALIZATION TO THE MIDDLE OF THE 19th CENTURY iii 1 Bank Types...

Words: 1509 - Pages: 7

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Working Student

...A Research Paper On Why Capitalism Succeeded In Generating An Industrial Revolution In Other Countries But Failed In The Philippines Submitted by Manuel Ortega Abis Student No. 11-71-003, BPA Special Program Batch 8-A CAPA, Universidad de Manila Professor Ronaldo J. Navata PREFACE The research materials and references used in this research paper were managed to be gathered through unlimited internet hours and limited library hours, but the pages on the web and the pages of the book offered equal enlightenment and enjoyment. The premises and conclusions built and reached in this paper are products of the researcher’s serious analysis of the Philippine economic situation. The researcher, however, is praying that his objectivity and the sincerity of his language shall not fail him in his own humble attempt to bring this mini-thesis to its just and proper course and closure. The twin causes formulated in this paper are generally subdivided into two: the concept of economic will (policy system of governance) and the concept of economic ownership (property system of the governed). Further reading is advised on critical and related topics of this paper. For the economy, these words: there is no such thing as the co-existence of freedom and equality. God bless the Philippines! ______________________________________________________________________________ ...

Words: 16024 - Pages: 65

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Bank

...RETHINKING THE EAST ASIAN MIRACLE JOSEPH E. STIGLITZ AND SHAHID YUSUF Editors RETHINKING THE EAST ASIA MIRACLE JOSEPH E. STIGLITZ AND SHAHID YUSUF Editors A copublication of the World Bank and Oxford University Press i Oxford University Press Oxford • New York • Athens • Auckland • Bangkok • Bogotá • Buenos Aires • Calcutta • Cape Town • Chennai • Dar es Salaam • Delhi • Florence • Hong Kong • Istanbul • Karachi • Kuala Lumpur • Madrid • Melbourne • Mexico City • Mumbai • Nairobi • Paris • São Paulo • Singapore • Taipei • Tokyo • Toronto • Warsaw and associated companies in Berlin • Ibadan © 2001 The International Bank for Reconstruction and Development / The World Bank 1818 H Street, N.W., Washington, D.C. 20433, USA Published by Oxford University Press, Inc. 198 Madison Avenue, New York, N.Y. 10016 Oxford is a registered trademark of Oxford University Press. All rights reserved. No part of this publication may be reproduced, stored in a retrieval system, or transmitted, in any form or by any means, electronic, mechanical, photocopying, recording, or otherwise, without the prior permission of Oxford University Press. Cover design and interior design by Naylor Design, Washington, D.C. Manufactured in the United States of America First printing June 2001 1 2 3 4 04 03 02 01 The findings, interpretations, and conclusions expressed in this study are entirely those of the authors and should not be attributed in any manner to the World Bank, to its affiliated organizations...

Words: 190305 - Pages: 762

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Performance of Textile Industry in Industrialisation: a Study with Reference to India

...without industrial development – is a well established truth for all the economies – developing or developed. Economic development and industrialization have became so closely integrated with each other that progress of an economy is now accessed from the success it has achieved in transformation from agricultural set up into a industrial set up. Through industrialization a situation is created whereby many industries are set up rapidly and ultimately backward areas are converted into economically developed areas and backward economies into developed economies. Industrialization, infact is a composite term which involves a number of structural changes such as changes in the production techniques, factor intensities, industrial employment and output. Industrialization is not only a way to increase output or national income but is a means of introducing modern technology and changing ways of life and finally the structure of the economy because of its self-reinforcing quality. But the all above cannot be executed without a well planned industrial policy. The industrial polity provides direction to the pace of industrialization and industrial development. Hence, to industrialize the country, India too, framed industrial policy which was amended, modified and reoriented several times. The First Industrial Policy was framed in 1948, followed by the Industrial Policy Resolution of 1956. The Industrial Policy Resolution of 1956 gave direction to the development of industry till 1973...

Words: 6332 - Pages: 26

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Socialismandeconomics

...SOCIALISM OF SOCIETY IN INDIAN ECONOMY INTRODUCTION Impact of Dr. B.R.Ambedkar's thoughts on Indian economy is evaluated under the following main heads: * Reforms on agricultural lands. * Currency problem. * Financial problem in public. * Taxation policy. * Industrial growth on national level. * Economic development. * Socialism of state. * Miscellaneous economic Problems. I. Economy enterprises. II. Over population III. Upliftment of women for economic development. IV. Human capital. V. Hindu economy. (1) Reforms on agricultural land:- After long study on Indian agriculture Ambedkar recognised that problems of agriculture related to farmers should be solved, in one of his article i.e. "Small Holdings in Indian and their remedies"(1917) and also in "Status and minorities"(1947) he has suggested some reforms which has included in the manifesto of the "Swatantra Majdur Paksha"and the Scheduled caste Federation. Ambedkar recognized that small subdivided and fragmented holdings of land are the major problem of Indian agriculture with affects. It has resulted in various disadvantages, and there were difficulties in cultivation and utilization of resources increasing cost, low productivity, inadequate income, Low standard of living etc. According to Dr. Ambedkar reforms on agriculture is not related only with the size of holdings but also with other factors such as capital, labour and other inputs, so the concept of "Idea of...

Words: 2054 - Pages: 9

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Economic Structural Changes and Growth

...Human development in a basis of brainpower is one of the most fundamental cause not only economic development but also in terms of development in general. Human endures intellect toward productive growth in developed countries which mainly relies on technological innovation. However, as for developing countries, growth and development follows developed countries by forcing the technology mechanism and changing the structure of production towards activities with higher levels of productivity. The evidence show that during 1970s and 1980s there were of structural changes in economic activities where developing countries enters the global markets. In his preface, Giplin (2001; xi) point out that “…important step toward the creation of a truly global economy, since the mid-1980s the world has also witnessed the extraordinary growth of economic regionalism as a countermovement to economic globalization.” Similarly, Magdoff (1992; 50) state that “In fact, capital exports have helped shape the evolving global economy ever since the end of the Second World War”. Moreover, Glyn and Sutcliffe (1992; 79) point out that “…left the world economy leaderless in the 1970s and 1980s with increasingly open economies disciplined by market forces, but without a unique center of gravity.” This implies that global economies forces t To provide a well-structured discussion, this essay will begin by briefly introducing into how neo-liberalism in the mainstream of development thinking greatly achieve...

Words: 3839 - Pages: 16

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Late Development

...Gerschenkron and the political economy of late capitalist development Ben Selwyn Available online: 25 Jul 2011 To cite this article: Ben Selwyn (2011): Trotsky, Gerschenkron and the political economy of late capitalist development, Economy and Society, 40:3, 421-450 To link to this article: http://dx.doi.org/10.1080/03085147.2011.574425 PLEASE SCROLL DOWN FOR ARTICLE Full terms and conditions of use: http://www.tandfonline.com/page/termsand-conditions This article may be used for research, teaching and private study purposes. Any substantial or systematic reproduction, re-distribution, re-selling, loan, sub-licensing, systematic supply or distribution in any form to anyone is expressly forbidden. The publisher does not give any warranty express or implied or make any representation that the contents will be complete or accurate or up to date. The accuracy of any instructions, formulae and drug doses should be independently verified with primary sources. The publisher shall not be liable for any loss, actions, claims, proceedings, demand or costs or damages whatsoever or howsoever caused arising directly or indirectly in connection with or arising out of the use of this material. Economy and Society Volume 40 Number 3 August 2011: 421Á 450 Downloaded by [University of Sussex Library] at 03:33 31 August 2011 Trotsky, Gerschenkron and the political economy of late capitalist development Ben Selwyn Abstract...

Words: 14030 - Pages: 57

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Forces of Change & Accompanying Values

...,information sharing Networking, innovation, R&D INFORMATION AGE K-Economy GLOBALIZATION DEVELOPMENT Autonomy, Pride, Dignity Independence, Indigenization “CultureBound” Customer Focus; Speed, Responsiveness; Continuous Learning; Accurate & Up-To-Date Information Quality; Value Added; Cost Effectiveness; Humanization; Ecological Specialisation; Objectivity; Materialism; SystemsOrientation MODERNIZATION WESTERNIZATION Individualism; Secularism; Freedom Of Expression; Consumerism INDUSTRIALIZATION Mechanization; Rational Thinking; Bureaucracy; Efficiency; Productivity; Mobility; Discipline; Mechanical Time Orientation; Reliability Stable 1800 AGRICULTURAL Revolution Time line Simple division of labor, labor intensive, Collectivism, sharing 2000 FORCES OF CHANGE & ACCOMPANYING VALUES Turbulence Intellectual capital, Intellectual propert, ,information sharing Networking, innovation, R&D INFORMATION AGE K-Economy GLOBALIZATION DEVELOPMENT Autonomy, Pride, Dignity Independence, Indigenization “CultureBound” Customer Focus; Speed, Responsiveness; Continuous Learning; Accurate & Up-To-Date Information Quality; Value Added; Cost Effectiveness; Humanization; Ecological Specialisation; Objectivity; Materialism; SystemsOrientation MODERNIZATION WESTERNIZATION Individualism; Secularism; Freedom Of Expression; Consumerism INDUSTRIALIZATION Mechanization; Rational Thinking; Bureaucracy; Efficiency;...

Words: 23543 - Pages: 95

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Jobless Growth

...discrepancy between the rate of growth of the economy and the rate of growth of employment. Labour elasticity to output has decreased over time and the capability of the Indian economy to generate employment seems to be limited. As a result, more than 60 percent of Indian workers are still employed in agriculture and 94 percent of total labour force can be found in the unregistered segment of the economy. This paper analyzes the jobless growth problem in India in terms of a Kaldorian framework where the linkages between agriculture and industry enter the labour demand through the changes in the terms of trade between the two sectors. Moreover, we investigate the role of the unorganized sector in influencing the growth of the registered employment. Using a dynamic panel dataset on registered manufacturing from the 15 major Indian states over the period 1980-2004, our System-GMM estimates show that states with a higher growth of demand for industrial goods originating from agriculture also exhibit a higher growth of employment. In addition, in those states where the weight of the unregistered manufacturing has risen over time, the jobless growth problem has worsened. Keywords: India, jobless growth, manufacturing, intersectoral terms of trade, Kaldor JEL classification: J22, E26, O14, O53 * Dipartimento di Economia e Istituzioni, Università di Roma “Tor Vergata”, via Columbia 2, 00133 Roma, Italy. E-mail: m.alessandrini@hotmail.com Centre for Financial & Management...

Words: 13030 - Pages: 53